In seguito a una segnalazione su Facebook apprendo che Claudio Cugusi non è candidato alla carica di Sindaco ma a quella di Consigliere Comunale.
Possibile che la sua candidatura non sia esplicitata in nessun modo né sui manifesti 6x3 né sul sito web del candidato?
Se non l'ho capito io che ho analizzato la campagna nel dettaglio che cosa avranno capito i cittadini cagliaritani distratti dagli impegni quotidiani? Ai poster (6x3) l'ardua sentenza.Claudio Cugusi, giornalista, laureato in giurisprudenza e avvocato, è uno dei candidati al Consiglio Comunale della città di Cagliari.
Ho notato subito i suoi manifesti sei metri per tre in giro per la città ma non li avevo associati a una campagna elettorale e soprattutto a un candidato. Non è un buon segno.
La grafica scelta è molto fresca e pulita grazie all'uso del bianco che consente un'ottima leggibilità e della banda rossa, contenente il payoff sfondato bianco, che crea un buon contrasto.
Trovo corretto e molto efficace il payoff Claudio Cugusi, un amico in Comune.
La doppia chiave di lettura è, per il mio modo di intendere la comunicazione, il metodo più corretto per lo sviluppo dell'idea comunicativa.
Questo, a mio avviso, sarebbe dovuto essere l'unico slogan da veicolare. La promessa, il cuore della campagna pubblicitaria, è infatti esplicita: se mi voti troverai negli uffici del Comune un amico pronto ad ascoltarti e a dar seguito alle tue ragioni.
Slogan immediato e come già affermato efficace.
Il resto delle informazioni le avrei utilizzate come "supporto alla promessa": siamo amici e te lo dimostro.
Trovo invece fastidioso il tono degli slogan che riassumono il programma politico del candidato consigliere.
L'uso dell'imperativo infatti presuppone arroganza e scarsa propensione al dialogo.
Voglio una città vivibile. Voglio una città giovane. Voglio una città rinnovabile. Ecc
Fin da piccoli le nostre mamme ci hanno insegnato che l'erba voglio non cresce nemmeno nel giardino del Re... in politica e nella nostra situazione politica (allargata ai confini nazionali) il cittadino auspica invece l'uso del diserbante o, a seconda dei casi, di ingenti quantità di concime naturale.
Il problema principale, probabilmente sfuggito alla logica della campagna elettorale, potrebbe essere riassunto nella frase: chi è Claudio Cugusi?
La gran parte dei cagliaritani infatti non conosce e non riconosce il candidato al consiglio comunale di Cagliari. Ritengo che proprio in virtù di questo problema Cugusi avrebbe dovuto puntare su una foto in primo piano in modo da ancorare gli slogan e il payoff a un volto riconoscibile.
Lo studio della prossemica ci insegna che la distanza personale è calcolata tra i 45 e i 120 centimetri. E' la distanza delle relazioni tra gli amici.
Se affermo che Claudio Cugusi è un amico allora anche la fotografia deve rispettare questa distanza tra lui e me. Ma come, siamo amici ma tieni le distanze?
L'immagine fotografica utilizzata, ben eseguita da un punto di vista tecnico, non funziona da un punto di vista comunicativo. Troppo piccola e di fatto non riconoscibile nei manifesti 6x3 che, per loro natura e funzione, devono veicolare il messaggio in pochi secondi.
Anche l'immagine presente nel sito web (www.claudiocugusi.it), di fatto un blog, è piccola e poco incisiva.
Insomma... facciamolo vedere questo faccione che tra l'altro, al di sotto dei baffoni neri, ispira fiducia e simpatia.
Le mani in tasca non aiutano di certo l'apertura verso gli altri. Ma attenzione, c'è coerenza e questo è un guaio, tra mani in tasca-chiusura e imperativo-poca elasticità.
La scelta di non portare la cravatta vuole alludere a un approccio informale alla politica ma dà più l'idea di un compagnone appena uscito da un ricevimento nuziale un po' alticcio che di un aspirante consigliere comunale.
Infine, l'inquadratura dal basso, oltre a conferire una posizione di privilegio del candidato rispetto all'elettore, deforma la figura regalando al dottor Cugusi piedi enormi e... testa piccola.
Mi pare invece già buono l'approccio di Cugusi sui social network, Facebook in particolare.
Sembra la pubblicità di qualche finanziaria!
RispondiEliminaValerio Saderi.
Esatto... la prima impressione è stata quella.
RispondiEliminamanca di fianco Paolo Kessisoglu...
RispondiEliminamad max
aspetto con ansia l'analisi dei 6x3 di fantola, uno spettacolo! del resto chi non ha un cugino grafico?
RispondiEliminamad max
:-) dopo lunghe riflessioni posterò oggi l'analisi sul 6x3 di Fantola. Il problema serio è che non glielo ha fatto il cugino grafico...
RispondiEliminaL'analisi è ottima, ma secondo me non tiene conto dei fattori ambientali.
RispondiEliminaIn un contesto molto grande la distanza, le foto "piccole" e gli altri elementi di questo tipo mostrano davvero un errore comunicativo: un presidente di regione o un candidato in parlamento non riescono a raggiungere il proprio elettorato di persona (la fatidica breve distanza), quindi delegano questa cosa ai cartelloni. In un ambiente piccolo come può essere invece una piccola città, i candidati possono puntare ad un dialogo personale, incontri, iniziative, in modo da instaurare un rapporto diretto, usando come mezzo principale la propria persona in carne ed ossa, non un supplente cartaceo.
Un cittadino vicino al candidato probabilmente verrà più colpito da uno slogan volitivo (a cui associare magari il tono di voce reale) piuttosto che una frase retorica di un candidato sconosciuto ma che mette il suo bel faccione sul manifesto.
Per una volta che un politico si da da fare in prima persona e non affida tutti gli sforzi promozionali alla pubblicità non vorremo mica lamentarci..
Tra l'altro a Cagliari molti manifesti sono a bordo strada, dopo un angolo o in zone poco pedonali, ritrovarsi una faccia alta 3 metri in macchina sicuramente non è utile a far imprimere il volto del candidato nella mente dell'elettore, secondo me.
Poi ovvio, a livello comunicativo contano molto le sensazioni personali e l'attribuzione soggettiva di senso, però a quel punto vale tutto. Ad esempio: la foto che ritrae la persona intera può essere vista come una minaccia, "io ti guardo dall'alto e ti controllo" in stile Grande Fratello, oppure al contrario come modestia nel non voler imporre la propria immagine alla gente. Sono tutte chiavi di lettura coerenti e motivate, ma come si sa oltre al messaggio contano anche altre cose...
In effetti ogni campagna pubblicitaria può analizzata secondo diverse chiavi di lettura. Io naturalmente fornisco quella che deriva dai miei studi e dalla mia esperienza.
RispondiEliminaVale tutto ma a patto che gli elementi siano stati studiati accuratamente senza lasciare nulla al caso, tutto deve essere giustificato e giustificabile. Ricordo i bei tempi della campagna elettorale di Renato Soru in cui ho avuto occasione di lavorare al fianco di Gavino Sanna. Lui scelse di non mostrare il volto di Soru ma di puntare sulla forza dello slogan.... ed ebbe ragione.
fino al 15 aprile non può apparire nessun "vota" o "candidato a ..." e non può comparire un simbolo politico per motivi elettorali. è facile scrivere Pinco Pallino Sindaco perchè ancora non si tratta di una cosa vera, è una sorta di escamotage per aggirare la norma! Tranquilli che dal 15 aprile sarete tutti tempestati di vota quì e vota lì!!!!
RispondiEliminaOk. Grazie per la precisazione.
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