giovedì 30 dicembre 2010

Tristezza nucleare

Sta destando molte polemiche la campagna pubblicitaria promossa dal Forum Nucleare Italiano e che ha come obiettivo il rilancio dell'energia nucleare in Italia.

La campagna affidata all'agenzia Saatchi&Saatchi ha lo scopo di orientare l'opinione pubblica a schierarsi a favore dell'energia nucleare.

Le polemiche sono dovute al fatto che si pretende imparzialità da una campagna promozionale destinata invece a modificare un atteggiamento. 

Gli italiani infatti si erano già espressi con il NO al Nucleare con il referendum del 1987 decretando la chiusura degli impianti esistenti in Italia.
Quindi la riapertura di questo dibattito parte dal presupposto, ovvio, che si vuole cambiare lo stato delle cose.

Il Forum Nucleare Italiano è favorevole in modo esplicito all'uso di questa fonte di energia. Sui contenuti e sulla veridicità delle informazioni ricavabili dal sito web non mi soffermo, mi interessa soltanto l'analisi della campagna pubblicitaria.
Non trovo neppure interessante e utile proporre qui la mia opinione personale.
Trovo invece stimolante capire i processi che hanno portato alla realizzazione degli impianti pubblicitari, nella fattispecie lo spot video e l'annuncio stampa.



Spot video

L'idea generale è interessante. La domanda a cui siamo chiamati a rispondere è: sono favorevole o contrario al nucleare? Le risposte a questo quesito possono essere affermative o negative ma il vero target di questa comunicazione è la categoria degli indecisi. Il dubbio viene espresso visivamente attraverso la rappresentazione di una partita a scacchi in cui il giocatore effettua delle mosse/argomentazioni cercando di far prevalere la propria opinione. L'epilogo dello spot ci rivela che questa partita viene giocata non contro un altro avversario ma contro sé stessi. Quindi il messaggio è che bisogna vincere un dubbio interiore che si alimenta di paure e preconcetti spesso irrazionali.

(per vedere lo spot clicca il link qui sotto)


Il testo è organizzato in modo che il sé contrario, rappresentato dal giocatore con i pezzi neri, faccia la sua mossa per primo accompagnato dalla sua argomentazione. Argomentazione subito confutata dalla successiva mossa del sé bianco. Quindi il sé con i pezzi bianchi ha sempre l'ultima parola e gioca quindi sulla possibilità di non avere il contraddittorio.
Anche l'uso del colore è significativo. Il nero rappresenta il male, l'oscurità, la paura mentre il bianco è il colore del bene, della giustizia e della pace. Pensiamo alla favola di Biancaneve. La strega è sempre vestita di nero, Biancaneve già dal nome è bianca che più bianca non si può.














Ecco il testo dello spot

Prima argomentazione:
Nero. Sono contrario all'energia nucleare perché mi preoccupo per i miei figli.
Bianco. Io sono favorevole perché fra 50 anni non potranno contare solo sui combustibili fossili.

Seconda argomentazione:
Nero. Ci sono dei dubbi sulle centrali.
Bianco. Ma non ce ne sono sulla sicurezza.

Terza argomentazione:
Nero. Il nucleare è una mossa azzardata per il paese.
Bianco. O forse è una grande mossa.

In questo modo il ricevente è guidato a sviluppare delle inferenze positive.

Analizzando il testo si può notare che i dubbi del giocatore con i pezzi neri sono basati solo sulle paure, insicurezze e pregiudizi. Il giocatore bianco invece è propositivo, audace e informato (non ci sono dubbi sulla sicurezza).

Anche il tono di voce usato è modulato in modo da influenzare l'ascoltatore. La voce del giocatore "nero" trasmette insicurezza, quella del giocatore "bianco" è più dolce e serena.

Risulta quindi chiaro l'orientamento al SI al Nucleare dello spot pubblicitario.

Quindi idea creativa molto buona ma... sviluppata visivamente in modo triste.




















Colori grigi, ambienti freddi e impersonali. Nel finale dello spot, in cui abbiamo una visione d'insieme dello spazio, scopriamo numerosi individui che giocano la stessa partita. 

L'ambiente ricreato da più l'idea di una sala di ricreazione di un istituto di igiene mentale che di un luogo dove si prendono decisioni di vitale importanza per il paese. 























La disposizione dei giocatori con i pezzi neri che danno le spalle alla luce (e quindi alla verità) non è immediatamente percepibile e rappresenta più che altro un modo corretto di rappresentare la realtà diegetica dello spot ma è del tutto inutile ai fine della persuasione.

Il continuo alternarsi delle mosse con la visualizzazione dei cronometri crea un generale stato di ansia che non dispone di certo a un sereno ragionamento sulla questione.














Insomma idea ottima ma i colori, gli ambienti ricreati e i dettagli non trasmettono di certo una visione positiva dell'energia nucleare e probabilmente alimentano più il dubbio e le paure che, come nelle intenzioni, la sicurezza e la certezza della sicurezza.




Annuncio stampa

Circa l'annuncio stampa non c'è molto da dire, è sicuramente inferiore per qualità e originalità allo spot video. La grafica è vecchia, l'impatto è scarso ed è legata in modo molto debole alla comunicazione video.

Dalla Saatchi&Saatchi mi sarei aspettato qualcosa di più originale.



Gli unici ancoraggi allo spot sono rappresentati dall'idea della scacchiera e dalle argomentazioni dei diversi punti di vista sia favorevoli che contrari.

Le argomentazioni a sfavore dell'energia nucleare sono scritte in negativo su sfondo nero (come detto il colore legato alla paura) creando problemi di leggibilità. Le argomentazioni favorevoli sono in positivo su sfondo bianco e quindi perfettamente leggibili.

L'uso del corsivo per definire il parere favorevole o contrario è perlomeno discutibile vista la scarsa leggibilità di questo tipo di carattere.
Alcune caselle sono state lasciate deliberatamente vuote per equilibrare l'annuncio e per alleggerire una pagina comunque pesante (le caselle vuote possono essere viste come gli spazi in cui si muovono durante il gioco i pezzi della scacchiera).

Il testo in piccolo nella parte bassa dell'annuncio è irrilevante perché illegibile e perché viola le più elementari leggi sulla corretta impaginazione di un testo.
L'occhio per poter leggere l'intera riga deve compiere un tragitto troppo lungo. Sarebbe stato più opportuno distribuire il testo su più righe ma con una colonna meno estesa o al limite dividerlo su due colonne.

L'unico elemento colorato dell'annuncio è rappresentato dal marchio.

Nel complesso l'annuncio è deprimente e dubito che possa modificare in alcun modo le opinioni dei lettori.




lunedì 20 dicembre 2010

Emergenza rifiuti in pubblicità

Ovvero, dateci la nostra razione di immondezza sul quotidiano.

In un periodo storico in cui l'emergenza rifiuti a Napoli conquista le prime pagine dei giornali ci accorgiamo che l'immondezza è invece presente, ogni giorno, in tutte le altre pagine. Ed è un'immondezza che non è costituita da bucce di banana, scatolette vuote o flaconi di detersivo, ma da annunci pubblicitari che si affollano, in formati sempre più piccoli, sulle pagine dei giornali di informazione.
Assistiamo alla deriva sempre più incontrollabile della comunicazione pubblicitaria nei quotidiani sardi (devo verificare anche lo stato "dell'arte" nelle altre regioni).

Ormai le pagine si sono trasformate in cassonetti indifferenziati dove il lavoro dei giornalisti e delle agenzie pubblicitarie nazionali e locali è mortificato dalla miriade di annunci "fai da te".


Annunci pubblicitari orrendi, banali, spesso copiati male e inseriti sulle pagine al grido di vendere, vendere, vendere.

Ormai tendo a sconsigliare ai miei clienti di mettere la loro faccia e la loro reputazione in questi contenitori di spazzatura. La storia, gli ideali, i titolari, gli impiegati , i fornitori dell'azienda, insomma è il brand che si mette in gioco.

Chiunque ama giocare ma lo vuole fare in un parco pulito, sicuro e possibilmente frequentato da bella gente
Chi si divertirebbe in un parco giochi sporco, malsano e infestato da malfattori di ogni risma?

Perché sia chiaro a tutti che una campagna pubblicitaria ben fatta viene sempre svilita da quella male realizzata del vicino di modulo.
Il fatturato del giornale aumenta nel momento in cui tra gli inserzionisti inizia la gara a chi fa meglio e fa di più. 

Un Direttore di un quotidiano regionale che vive di pubblicità dovrebbe considerare questi aspetti, valutare la disaffezione dei pubblicitari e magari chiedersi il perché.

Non si può dare solo la colpa alla crisi, quella c'è e lo sanno tutti, ma anche fare un mea culpa. Volersi accaparrare ogni commessa e soprattutto realizzare annunci pubblicitari direttamente in casa, scavalcando e tagliando fuori le agenzie, gli studi, i liberi professionisti e chiunque faccia seriamente questo lavoro significa distruggere un rapporto di fidelizzazione difficilmente recuperabile.
Pane al pane, vino al vino. Se il quotidiano pretende il pane, il vino, la botte piena e la moglie ubriaca... allora preferisco mangiare e far mangiare i miei clienti da qualche altra parte. 

La politica del dentro tutto purché paghi sta allontanando i pubblicitari dal mondo dell'annuncio su carta stampata. Ed è un distacco doloroso ma inevitabile, il livellamento verso il basso, verso l'improvvisazione, verso l'idea che chiunque può fare tutto ha trasformato la pagina pubblicitaria in un calderone di immagini banali, di testi scorretti, di errori grammaticali, di idee assurde, di annunci dall'impatto visivo mortificante... insomma di immondezza.

Un annuncio pubblicitario ben fatto esalta la pagina, invita alla lettura degli articoli, invoglia all'acquisto e conferisce lo status di prodotto di qualità al quotidiano che lo ospita. 

E poi per piacere... basta copiare. Se proprio dovete farlo, perché vi manca l'esperienza, la creatività, i mezzi... insomma il mestiere, cercate almeno di copiare bene.






venerdì 17 dicembre 2010

Terzo Polo, tanta confusione

In questi giorni di freddo intenso, veramente inspiegabile a pochi giorni dall'inizio dell'inverno (giorni di allarme freddo), si fa un gran parlare di "poli".
Dopo il Polo Nord e il Polo Sud si scopre che esiste un Terzo Polo i cui abitanti affermano che il loro polo in realtà è un Nuovo Polo che si chiama Polo della Nazione. Un polo situato più o meno all'equatore ma su questo gli abitanti sono più vaghi.

Tra gli abitatori di questo Nuovo Polo troviamo il movimento politico Alleanza per l'Italia" tra i cui fondatori spicca Francesco Rutelli.

Alleanza per l'Italia ha presentato da poco il nuovo marchio e da una breve ricerca sul web scopro che in poco più di un anno lo ha cambiato almeno cinque volte.

La Coca-Cola dal 1887 in pratica non lo ha mai cambiato, solo leggermente modificato.







Marchio originario
Il primo marchio presentato non è propriamente un marchio di un partito politico ma di un movimento che stava prendendo corpo.




A dispetto di un buon impatto grafico, da un punto di vista della comunicazione era discutibile. Il segno della X usato al posto della preposizione per non era immediatamente leggibile e rimandava comunque a un linguaggio troppo informale e non corretto da un punto di vista grammaticale.

Il segno "X" costituito da due cunei sovrapposti, uno di colore verde e l'altro di colore rosso, trasferiva più il senso della contrapposizione rispetto a quello dell'unione. Il colore del carattere tipografico era decisamente troppo debole. 




Prima versione
Il secondo, è un marchio politico a tutti gli effetti (può essere inserito nella cartella elettorale all'interno dello spazio a disposizione del partito) ed è totalmente diverso rispetto alla prima impostazione.




In questa fase, la più interessante da un punto di vista creativo, dall'acronimo di Alleanza per l'Italia nasce l'elemento dell'ape. L'acronimo non esplicitato in forma di scritta richiedeva inferenze da parte dell'osservatore, coinvolgendolo nell'associazione ape-margherita.

Finalmente una bella IDEA, un marchio ragionato, con una storia che può essere raccontata semplicemente osservandolo e che ognuno può integrare con il proprio vissuto e con le proprie esperienze.

L'ape è simpatica a tutti, è laboriosa, infaticabile, fedele, simpatica e produce del buon miele. Difende il suo alveare a costo della sua stessa vita, se punge muore e quindi prima di fare del male ci pensa.
Meraviglioso esempio di vita sociale dove il singolo vive in funzione della comunità. 

Nel marchio, queste api volteggiano allegramente al di sopra della scritta "ALLEANZA per l'ITALIA" e di una margherita appoggiata sopra un campo verde. Lo sfondo con un timido sfumato dal bianco al ciano risulta poco visibile.

Questo marchio presenta come già detto idee interessanti ma come al solito si è un po' esagerato... due api sono troppe e rendono il marchio confuso. Siamo d'accordo che l'acronimo è al plurale ma una sola ape sarebbe stata più efficace, magari stilizzata meglio e ben associata alla margherita. Il fondino così com'è è superfluo e poteva essere eliminato o reso più visibile.
Il pistillo è decisamente disegnato male. Eliminando la semisfera con lo sfumato il disegno sarebbe stato più semplice e leggibile.



Seconda versione
Preso atto degli errori commessi ecco che si arriva alla seconda versione.


Come dopo il passaggio di un temporale Ii cielo è più azzurro e promette una giornata meravigliosa. Ma la tempesta ha creato anche degli sconvolgimenti. La scritta ALLEANZA lavata dalle forti piogge diventa bianca, resta un po' di sporcizia ai bordi ma i grafici chiamano questo effetto outline. La scritta PER l'ITALIA evidentemente al riparo dalle intemperie rimane ancora tutta sporca.
Dal margheritone il vento ha fatto cadere la semisfera sfumata che si è dispersa nel prato mentre grazie al cielo terso all'orizzonte è apparso un elemento rosso. Questo tricolore bisogna pur metterlo da qualche parte.

Le povere api sicuramente sorprese dalla tormenta hanno perso il colore e sono tutte nere, contro lo sfondo azzurro perdono visibilità e forza comunicativa. Prevedo la loro dipartita.



Terza versione
Evidentemente le api, stremate, sono morte e infatti in questa versione spariscono. Se voltete, potete raccontare ai più piccini che sono andate in un posto migliore.


A questo punto notiamo che il marchio è compresso tutto nella parte inferiore del cerchio. La parte superiore è del tutto priva di contenuti.

Ma qualcuno non ci sta... l'ordine perentorio dalle alte sfere sarà "riempire, riempire, riempire"... ma ci arriveremo dopo.

La margherita priva delle amiche api perde forza comunicativa e tende ad assomigliare sempre di più a un'elica o a un girandola, di quelle che una volta i bambini facevano girare correndo per la casa e facendo venire il mal testa agli adulti.

Ma tra le fila del partito improvvisamente qualcuno si agita, osserva e riosserva, valuta e rivaluta. Oddio, il marchio assomiglia a un altro marchio!

Un capolavoro, un marchio copiato dal marchio de Il popolo della libertà con il nome copiato da un altro partito, Alleanza Nazionale (non mi dite che c'è differenza semantica tra "Alleanza Nazionale" e "Alleanza per l'Italia" dal momento che siamo in Italia e parliamo ai cittadini italiani).






Brivido, terrore, raccapriccio direbbe il Re del Crimine Cattivik. 
"Bisogna correre ai ripari" osserva qualcuno, "Cosa fare?" dice un altro, "Cambiamo marchio" chiosa un altro ancora. Applausi e strette di mano. Tra squilli di trombe il ciambellano annuncia "Si chiami il grafico di Corte", dal fondo qualcuno timidamente chiede "Uno bravo?". Silenzio in sala. "Ma no... tanto poi cambieremo ancora".


Quarta versione
Ed ecco l'ultima versione del marchio.


Inspiegabilmente si torna al concetto dell'acronimo API senza però rappresentare il simpatico insetto. L'elica a questo punto sale, sale, sale... e va a sbattere contro il cerchio. Nell'urto si deforma assumendo un aspetto più margheritoso. Anche il pistillo subisce un trauma risultando schiacciato rispetto alla versione precedente.
Il punto debole della margherita sta proprio nel pistillo che ha dei segni troppo sottili per poter reggere alle riduzioni (vedi sotto).




Per separare la parte "grafica" dalla parte "testuale" è stata inserita una barra tricolore. Nella parte inferiore del marchio troviamo l'acronimo API che sovrasta la scritta a cui fa riferimento. La scritta ALLEANZA tiene duro, mentre la scritta PER L'ITALIA sembra doversi sgretolare da un momento all'altro sotto il peso degli elementi che la sovrastano. La scritta ricorda il gigante Atlante che regge sulle sue spalle il peso del mondo.

Acronimo e nome del partito sono "inspiegabilmente" scritti con due caratteri diversi ma comunque molto simili. Vi spiego l'inspiegabile? L'acronimo con il carattere usato per il nome "Alleanza per l'Italia" avrebbe occupato poco spazio, ricordate l'ordine perentorio del "riempire, riempire, riempire"? Gli ordini sono stati eseguiti e ora questo marchio è talmente pieno che sembra addirittura scoppiare.
Vedi sotto la prova dell'acronimo realizzato con il carattere della scritta (a destra).





Il punto debole di questo marchio è la commistione degli stili grafici. La margheritona è morbidosa e fumettosa mentre la barra tricolore e il carattere utilizzato per l'acronimo sono spigolosi. Insomma gli elementi grafici non sono coerenti.
Il bordino nero che circonda il cerchio del marchio è oltre che inutile anche dannoso perché soffoca ulteriormente gli elementi presenti all'interno.


Per l'impostazione grafica e l'uso dei colori sarà sempre recepito come un marchio di destra. Per caso o per volontà?




lunedì 13 dicembre 2010

Possedere un marchio significa possedere un simbolo?

Ultimamente si fa un gran parlare del diritto di proprietà di simboli e marchi. Dopo le polemiche sulla proprietà del marchio del Partito della Libertà, in Sardegna scoppia un'altra e più combattuta disputa sull'utilizzo del marchio di un partito politico.

Il partito a cui mi riferisco è l'iRS, Indipendentzia Repubrica de Sardigna, movimento politico indipendentista nato nel 2002.

Il marchio dell'iRS è uno dei più ben fatti nel panorama politico italiano (non a caso tra i fondatori del partito figura un autorevole semiologo, Francesco Sedda). 

Molto leggibile, a due soli colori (rosso e nero), equilibrato e con un segno molto forte, l'albero deradicato degli Arborea simbolo della lotta del Giudicato di Arborea contro la dominazione catalano-aragonese.

Da un punto di vista puramente grafico non ha errori evidenti, complimenti a chi lo ha realizzato.

Volendo trovare il pelo nell'uovo si potrebbe obiettare che il suo punto debole risiede nella parte superiore del fusto dell'albero che essendo molto sottile rischia di perdersi nelle riduzioni.
La stilizzazione dell'albero non mi piace granché ma questo è un giudizio esclusivamente soggettivo.






Ma torniamo al motivo del contendere, la dirigenza del partito si è spaccata in due fazioni e ognuna rivendica il possesso del marchio e del simbolo.

Mi chiedo: possedere un marchio significa possedere un simbolo?

Il problema della proprietà del marchio è regolato da leggi molto chiare che ne attribuiscono la paternità al soggetto che ne ha effettuato la registrazione all'ufficio competente. Se un membro del partito si è occupato personalmente o tramite un proprio legale di effettuare questa operazione allora non credo che possano esserci ambiguità circa la legittima proprietà.

Ma se andiamo a valutare quali sono le caratteristiche che attribuiscono a un segno lo status di simbolo allora la questione può essere vista da un'ottica differente.

Il valore simbolico di un segno non può essere dato per imposizione legale o per decisione strategica. Un simbolo nasce e acquista forza nel momento stesso in cui le persone riconoscono in esso valori e idee.

Ecco che quindi il simbolo non può essere del soggetto "X" in quanto possiede solo la titolarità del marchio. Ma il simbolo non è neppure di "Y", è di tutti coloro che partecipando più o meno attivamente all'idea del partito, lo hanno fatto proprio e lo hanno esibito come simbolo di appartenenza a un gruppo e di condivisione di idee.

L'albero deradicato degli Arborea, come già affermato, era già un simbolo nel periodo giudicale, non saranno certo le beghe interne di un partito a decidere come, per chi e da chi questo simbolo possa essere utilizzato e condiviso.